Soprattutto inizialmente, quello che è ben chiaro e visibile, è solo un'aspetto: il parkour come metodo di allenamento/movimento, che permette di spostarsi da un punto A ad un punto B, nel modo piu' veloce, efficiente e sicuro possibile...o almeno questi sono i presupposti , da cui bene o male tutti partono.
Quel che non è ben visibile da subito, ma che lo diventa con il tempo, è l'altro percorso che si ha di fronte e che si mostra piano piano nel tempo, un percorso da un punto A ad... infinito.
Chiunque inizi a praticare, si trova di fronte solitamente al primo entusiasmante obiettivo da raggiungere: cercare di collezionare e far propri tutti i movimenti piu' conosciuti.
Con la dovuta dedizione e allenamento, e magari aiutato anche dalla propria naturale predisposizione, avrà collezionato tutto quanto prefissato in partenza, in breve tempo.
Il parkour , come molte discipline marziali , non ha una fine , ne una scadenza.
Non termina, perchè è un continuo miglioramento.
Il percorso irraggiungibile, il piu' difficile, che affrontano tutti i praticanti, è il parkour stesso.
E' quel percorso che ancora oggi i fondatori della disciplina continuano ad affrontare.
Il parkour non è, e non puo' essere una collezione di movimenti, non si ci puo' fermare a questo.
Altrimenti , finita la collezione, anche l'interesse finisce con questo, le sfide sono finite.
E' una continua lotta con se stessi, alla ricerca del miglioramento e cancellazione delle paure.
All'inizio il compito è facile, perchè imparare nuovi miglioramenti è piu' facile, che migliorare dei movimenti consolidati.. ma bisogna tenere a mente che:
- Ogni movimento puo' essere rifatto, studiato e migliorato.
- Ogni passaggio puo' essere studiato, migliorato e niente vieta magari che si inventi una nuova tecnica, per passare nel miglior modo un'ostacolo.
- Ogni luogo di allenamento, puo' cambiare.
- Ogni eta' presenta differenti sfide.