sabato 17 aprile 2021

Esiste un'alternativa alle competizioni

[Vi invito a leggere anche questo articolo di Laurent Piemontesi sull'argomento]

 
Da qualche tempo sembra che stia diventando sempre più necessario inserire il Parkour/ADD in un contesto competitivo: olimpiadi, gare più o meno istitutizionali, gare amatoriali e pure alla nostra ASD sono arrivate richieste di insegnanti per formare futuri "atleti" per gare di parkour.

In più di 10 anni si sono susseguite diverse gare, non è una novità ma, ultimamente c'è più richiesta soprattutto a livello istituzionale e anche nazionale.
Considerando tutto il tempo passato, beh devo dire che il muro contro le competizioni ha resistito bene, fino ad oggi non hanno mai fatto "boom" veramente e sinceramente spero che non riescano o che continui a rimanere viva nel tempo l'alternativa.

C'è una parte di praticanti da sempre, che crede che le competizioni siano utili, stimolanti, necessarie: perché possono essere utili a far crescere i praticanti tecnicamente e renderli migliori.
La competizione spinge il livello più in alto etc etc.
Credo che quelli che pensano a questa idea "utile" della competizione siano pochi.
Ma è una mia convinzione.

Poi c'è una parte di NON praticanti (solitamente o anche ex-praticanti) che vedono le competizioni utili per il business ($$$), perché é evidente che la spettacolarizzazione/novità del ADD/Parkour fa gola.
Sono soggetti che hanno soldi da investire (o che cercano di farli) e vedono questa disciplina (come altre) come un modo per tirare su altri soldi, non per qualche altro interesse reale sul benessere o crescita della disciplina o dei suoi praticanti, l'interesse è spendere X, per guadagnarci 5/20/40/100 volte X.
Semplice , lineare.

Uno dei fondamenti e punti cardini con cui mi sono appassionato a questo mondo è stato proprio "Parkour against competitions": era scritto a caratteri cubitali in tutti i post in internet dove si parlava di parkour anni fa. 


Era un valore che trasmettevamo a chi si avvicinava/interessava alla disciplina, lo facevo io, lo facevano i miei cumpari, lo facevano anche alcuni che oggi hanno cambiato idea e che ora appoggiano le competizioni.
Chiaro ognuno fa come vuole, basta la coscienza averla pulita e saper giustificare le proprie scelte verso gli altri e se stessi "Ho cambiato idea perché..." o "L'ho sempre pensata così che vuoi?".

Esiste un'alternativa

In tutti sti anni non ho mai avuto nessun bisogno di cercare stimoli attraverso la competizione, certo anche un pò per natura mia ma, soprattutto perché la disciplina e i praticanti, ci hanno sempre protetto con questo mantra "No Competition".
Ha funzionato dannatamente bene.

E' un concetto rivoluzionario e molto avanzato
: ti fa interrogare ogni volta che vedi un movimento di qualcuno e vuoi ripeterlo (ma se lo faccio anche io mi metto in competizione in qualche modo?)

Funziona anche come guida nell'associazione
: ci ha stimolato a scervellarci nel creare un ambiente e degli allenamenti dove i partecipanti non si dovessero sentire l'uno contro/migliore/peggiore dell'altro, dove costruissero assieme qualcosa, piuttosto che facessero qualcosa in solitaria.
Sicuramente non è una missione facile, richiede tanta creatività perché decisamente la competizione è più immediata , è radicata a più livelli nella nostra cultura, ha una storia più lunga.

La community è stato un altro tassello importante: perché significa soprattutto condivisione, ritrovarsi per allenarsi assieme, per scambiarsi consigli, ispirarsi, senza necessità di un insegnante (che però aiuta a velocizzare l'apprendimento) , la compagnia, la scoperta e le amicizie create.
Il fatto di non doversi sentire in competizione con gli altri quando ti ritrovi ad allenarti , che se una cosa riesce a tizia/o e non a te, non succede nulla, pace, ci riproverai, capirai e solo se lo vorrai ti ci metterai.

Senza contare poterti sentir dire da uno sconosciuto o un amico "guarda io faccio così.." o "prova a far così" e non sentirtelo dire da un coach perché così poi domenica alla gara vincerai ma, anche perché sa che un domani sarai tu a insegnare qualcosa a lui o perché qualcuno con lui ha fatto così.
In un contesto competitivo , siamo sicuri sicuri, che vorrò spiegare a qualcuno come fare quel particolare trick se poi dovrò affrontarlo in futuro? o meglio se me lo tengo per me?
Questo non crea un pò anche un ambiente dove si ci allena in solitaria perché non si vuole "svelare" trick agli altri?

La competizione porta inevitabilmente a cercare la performance: spingere il limite sempre più in la, imparare un movimento a tutti i costi perché poi devi fare la gara.
L'alternativa, ti permette di prendere i tuoi tempi, i tuoi spazi, capire cosa veramente VUOI tu fare piuttosto cosa DEVI fare, cosa tu VUOI imparare.
Le gare richiedono i migliori, gli altri stanno in panchina o a casa. Fine.
Sei troppo grasso? stai a casa
Sei troppo magro? stai a casa
Sei troppo basso? stai a casa
Sei troppo lento di pensiero? stai a casa
Non sei abbastanza figo geneticamente per competere? stai a casa
ETC.
Noi non abbiamo questa esigenza: perché ognuno la sua gara la fa con se stesso cercando di migliorarsi per se, è un percorso che fa nel tempo e che può durare una vita.
Quindi sei come sei , non importa: vieni c'è posto anche per te.

Infine c'è la questione aumento del pericolo: sia chiaro non è che se non competi sei invulnerabile.
Non siamo a giocare a "scala 40".
Moltissimo fa l'atteggiamento del praticante.. e purtroppo gli incidenti capitano e si muore anche (come anche in altri sport ma questo è argomento per altro post).
Ora mi volete dire che se cerco di fare un percorso fatto di salti , capriole etc etc velocemente e magari devo battere il tempo dell'altro se no manco arrivo sul podio, non possa diventare questo un problema?
E non parlo dell'atleta professionista che va alle olimpiadi e non si fa una ceppa perché è impeccabile, ma parlo dell'esplosione di gare amatoriali, campioniati, a più livelli di qualità, dove vincere la medaglietta di bronzo ti fa spaccare un ginocchio, un naso, i denti, tutto per aver avuto bisogno di battere quei 2 secondi maledetti.

Vi ho raccontato un pò dell'utopia in cui viaggio da anni, dipende solo da noi continuare a coltivare questa idea come community , come praticanti, la scelta dipende da noi.
Nella speranza di potervi vedere presto a prossimi raduni NON competitivi :)